La storia di Arthur, ultraottantenne di New York, recentemente riportata in un interessante articolo dal “Messaggero” offre uno spunto interessante sul potenziale ruolo che i portieri possono svolgere a protezione degli anziani. E’ stato proprio il portiere infatti a salvare Arthur che, colto da un malore mentre era da solo a casa, non era riuscito a chiedere aiuto. Arthur aveva infatti l’abitudine di scambiare ogni giorno due parole con il portiere Raul. Questi notando che da vari giorni l’anziano amico non usciva di casa si è allarmato. La fortuna ha voluto che Raul avesse seguito i corsi di “riconoscimento di rischio e abusi contro gli anziani”.
Era stato sensibilizzato, e quindi ha avuto la prontezza di spirito di sospettare che ci fosse qualcosa di insolito. Il portiere ha avvertito il superintendent – il responsabile del condominio – e insieme sono andati a bussare alla porta di Arthur. Una, due volte, alla fine con il passepartout hanno aperto la porta, e hanno trovato Arthur, steso per terra in cucina, a malapena cosciente. Oggi Arthur sta bene. Dopo qualche giorno in ospedale è tornato a casa sua. Molto spesso gli anziani sono vittime di incidenti domestici o cadute accidentali dentro casa. E’ decisivo che vengano prontamente soccorsi. Quello che è accaduto a New York è riproducibile in molte altre città e condomini. I portieri, ben istruiti con appositi corsi, potrebbero proteggere gli anziani anche dai maltrattamenti di parenti oppure evitare che siano plagiati da truffatori. I portieri inoltre possono prestare attenzione ai primi segnali di decadimento fisico: quando si accorgono che un anziano è vestito male, non è lucido, non è pulito o dimagrisce eccessivamente. In questi casi è urgente creare una rete di sostegno intorno all’anziano in modo da contenere i rischi. Molte associazioni in America cercano di insegnare a portieri e postini come riconoscere i primi segnali di abuso degli anziani, e informano anche su quali siano le strade per intervenire. Certo, non saranno solo i portieri o i postini a salvare i vecchi dagli abusi. Ma sicuramente possono svolgere un ruolo di controllo e protezione. Arthur ne è una prova. Esperienze simili sono state raccolte in dieci anni di attività dal Programma ” Viva gli Anziani!” della Comunità di Sant’Egidio, che interviene proprio sul coinvolgimento delle reti di prossimità nella cura degli anziani. Fin dall’inizio la figura del portiere è stata individuata come punto importante della rete di protezione dell’anziano. Per questo esiste con i portieri degli stabili dei rioni del Centro, dove opera il Programma ( Trastevere, Testaccio, Esquilino e Monti), un rapporto stabile di collaborazione, che si intensifica durante l’estate, quando i condomini si svuotano e spesso è proprio il portiere ad accorgersi di chi è rimasto in città.
Era stato sensibilizzato, e quindi ha avuto la prontezza di spirito di sospettare che ci fosse qualcosa di insolito. Il portiere ha avvertito il superintendent – il responsabile del condominio – e insieme sono andati a bussare alla porta di Arthur. Una, due volte, alla fine con il passepartout hanno aperto la porta, e hanno trovato Arthur, steso per terra in cucina, a malapena cosciente. Oggi Arthur sta bene. Dopo qualche giorno in ospedale è tornato a casa sua. Molto spesso gli anziani sono vittime di incidenti domestici o cadute accidentali dentro casa. E’ decisivo che vengano prontamente soccorsi. Quello che è accaduto a New York è riproducibile in molte altre città e condomini. I portieri, ben istruiti con appositi corsi, potrebbero proteggere gli anziani anche dai maltrattamenti di parenti oppure evitare che siano plagiati da truffatori. I portieri inoltre possono prestare attenzione ai primi segnali di decadimento fisico: quando si accorgono che un anziano è vestito male, non è lucido, non è pulito o dimagrisce eccessivamente. In questi casi è urgente creare una rete di sostegno intorno all’anziano in modo da contenere i rischi. Molte associazioni in America cercano di insegnare a portieri e postini come riconoscere i primi segnali di abuso degli anziani, e informano anche su quali siano le strade per intervenire. Certo, non saranno solo i portieri o i postini a salvare i vecchi dagli abusi. Ma sicuramente possono svolgere un ruolo di controllo e protezione. Arthur ne è una prova. Esperienze simili sono state raccolte in dieci anni di attività dal Programma ” Viva gli Anziani!” della Comunità di Sant’Egidio, che interviene proprio sul coinvolgimento delle reti di prossimità nella cura degli anziani. Fin dall’inizio la figura del portiere è stata individuata come punto importante della rete di protezione dell’anziano. Per questo esiste con i portieri degli stabili dei rioni del Centro, dove opera il Programma ( Trastevere, Testaccio, Esquilino e Monti), un rapporto stabile di collaborazione, che si intensifica durante l’estate, quando i condomini si svuotano e spesso è proprio il portiere ad accorgersi di chi è rimasto in città.
Post Correlati
La Comunità di Sant'Egidio e gli anziani
La Comunità di Sant’Egidio, dai primi anni '70, guarda con amicizia e simpatia al mondo degli anziani. Sono numerose le iniziative di servizio, di proposta culturale, di sostegno, di contrasto alla solitudine e all'istituzionalizzazione, di valorizzazione degli anziani come risorse per la nostra società, che ha promosso e realizzato in Italia e nel mondo
Leggi di più