Il nuovo saggio di Massimo Ammaniti “La curiosità non invecchia” è una riflessione sulla vecchiaia. Il filo conduttore del libro è rappresentato dalle testimonianze di personaggi celebri che hanno già raggiunto i novant’anni, tra cui gli scrittori Camilleri e La Capria, il giornalista Pirani, l’attore Albertazzi, il filosofo Masullo. Il testo si articola attorno all’analisi di alcuni aspetti fondamentali dell’esperienza personale di ogni essere umano: l’amore e l’amicizia, i sogni, il desiderio, i rimpianti, le perdite ed il senso del tempo. Secondo Ammaniti il problema è che troppo spesso la vecchiaia viene pensata come una stagione della vita che ha poco da offrire; un periodo di inquietudine e sconforto. Secondo l’autore : “La perdita del senso del processo storico è frutto della convinzione che tutti i cambiamenti della propria vita appartengono soltanto al passato e il futuro non possa riservare più sorprese . Si tratta del fenomeno illusione della fine della storia, ovvero l’idea che , dopo una certa età non ci si possa più aspettare nulla dal futuro, perché i giochi sono fatti.” Questo modo di pensare, molto diffuso, condiziona pesantemente la vita degli anziani. Un primo suggerimento per sfatare questo ragionamento lo troviamo nelle parole di Aldo Masullo : “Una volta perdevo più tempo, oggi ne perdo di meno, e quindi il tempo mi sembra più lungo perché più ricco e più pieno. Io sono più proiettato verso il futuro che verso il passato.” La curiosità effettivamente non invecchia ed anche in età avanzata non si smette di cambiare ed imparare. E’ vero che ,come scrive l’autore del libro, il tempo dell’anziano è spesso “scandito dall’attesa di qualcuno che si prenda cura di lui”, ma non per questo deve essere considerato un tempo della vita più brutto. Il secondo suggerimento del libro è proprio quello di accettare la vecchiaia, di non negarla, di imparare a convivere con l’inevitabile declino del proprio corpo senza farsene condizionare troppo. E poi di non trascorrere il tempo ad inseguire rimpianti e sogni perduti. Piuttosto si deve approfittare del tempo della vecchiaia per consolidare i propri legami di amicizia perché la vita di relazione rappresenta la più grande protezione per chi è avanti negli anni oltre che l’antidoto contro la tristezza e la depressione.
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