Secondo il rapporto annuale del Consiglio d’Europa di Strasburgo (che ha denunciato complessivamente circa 180 violazioni della Carta sociale europea in 38 Paesi) in Italia c’è ancora molta strada da fare. Considerato anche il particolare periodo di crisi economica – che rende più fragili e vulnerabili coloro che già versano in condizioni di povertà – a pesare sul giudizio negativo espresso dall’Europa sono la mancanza di un reddito minimo garantito per tutti, politiche sulla sicurezza sul lavoro inappropriate, sostegni ai disoccupati insufficienti e discriminazioni basate sull’età e sull’appartenenza ad alcune minoranze etniche.
Per quanto riguarda la protezione e la tutela dei diritti degli anziani (art. 23 della Carta Sociale Europea) il Consiglio d’Europa denuncia importanti carenze nel nostro sistema di welfare. La prima osservazione è quella relativa alle pensioni minime, inferiori di circa 140 € rispetto alla media europea (532 € contro una media Eurostat di 665 €). Vengono poi giudicate insufficienti le misure di integrazione economica messe in atto dall’Italia per i redditi da pensione più bassi, in modo particolare la cosiddetta Social Card, i cui benefici reali per gli interessati non sono stati ancora stimati e comunicati al Consiglio.
Particolare attenzione è stata prestata anche alla carenza di dati riguardanti gli abusi di cui gli anziani possono essere vittime, sia in ambiente domestico che istituzionalizzato. Secondo il Consiglio è necessario uno studio a livello nazionale sul fenomeno ed eventualmente una modifica normativa che, renda concretamente possibile la protezione degli anziani e la repressione di ogni fenomeno di abuso.
Altri aspetti messi in evidenza riguardano serie carenze nell’assistenza sociale e sanitaria, soprattutto nelle regioni del sud: quasi la metà delle risorse economiche disponibili vengono usate per l’accudimento degli anziani in strutture residenziali, a scapito dei servizi domiciliari.
Correlate a questo ultimo punto sono le scarse informazioni ricevute dal Consiglio in merito all’applicazione del Piano Casa del 2009, laddove espressamente erano previste misure di sostegno alla ristrutturazione delle abitazioni per favorirvi la permanenza delle persone anziane.
L’ultima rilevazione del Consiglio è ancora connessa al problema abitativo: viene denunciata, anche qui, la carenza di informazioni sulle modalità con cui i servizi socio-sanitari stiano effettivamente riducendo il livello di istituzionalizzazione degli anziani e sulle misure di vigilanza messe in campo dalle amministrazioni per salvaguardare i diritti degli anziani che già si trovano a vivere in case di cura e case di riposo (diritto alle cure e ai servizi, diritto alla privacy, diritto alla dignità personale, ecc..).
In conclusione, secondo il Consiglio d’Europa sulla tutela e la promozione dei diritti degli anziani siamo ancora troppo indietro: la perdurante carenza di informazioni su punti ritenuti così cruciali è da intendersi infatti come la mancata applicazione delle raccomandazioni contenute nella Carta Sociale stessa, approvata ormai più di cinquanta anni fa.
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