Si è svolta il 12 settembre scorso a Rapallo la cerimonia di consegna del premio “Il Rapallino d’oro” assegnato quest’anno ad Amelia Queirolo e Maria Valenti della Comunità di Sant’Egidio, per il loro impegno a favore dei poveri. L’evento è stata anche una bella occasione di testimoniare quanto possa essere bella e piena di senso evangelico la vita di chi, anche da anziano, si impegna per gli altri.

Di seguito l’intervento di Maria Valenti alla cerimonia e le motivazioni del premio

 

Cari amici,

dico solo due parole, anche a nome di Amelia Queirolo che insieme a me questa sera riceve il premio Il Rapallino d’Oro.

Ringrazio Angelo Canessa per le belle parole che ci ha rivolto e ringrazio l’Associazione Liguri Antichi Rapallin per l’onore che questa sera ci fa.

Non vi nascondo che sono emozionata e un po’ a disagio ad essere qui stasera, di fronte a tante persone. Ha detto bene Angelo Canessa nella sua presentazione: noi siamo persone semplici, certamente non abituate a far parlare di sé o ad essere al centro dell’attenzione; meno che mai ad insegnare qualcosa ad altri più titolati di noi. Abbiamo però imparato dal Vangelo a non disprezzare le cose piccole, che magari sembrano insignificanti ma che possono avere un grande significato e una grande forza.

Quasi 20 anni fa abbiamo conosciuto la Comunità di Sant’Egidio e insieme abbiamo cominciato a leggere il Vangelo;insieme abbiamo provato a viverlo.

Dove ci ha portato? Tra le persone che papa Francesco ci ha poi spiegato essere vittime della cultura dello scarto.

Viviamo in un mondo che non possiamo paragonare a quello della nostra infanzia. I miei genitori sono emigrati in cerca di fortuna in Cile, dove sono nata io. Erano pieni di speranza, ma abbiamo dovuto tornare indietro con poca fortuna, nonostante tanto lavoro. Siamo stati poveri, ma piano piano ne siamo usciti. Quante cose sono cambiate.

Oggi però vediamo lo stesso tante persone in difficoltà, umiliate, sole, a volte arrabbiate.

Non vi nascondo che avevo paura, ma insieme alla Comunità di Sant’Egidio ho provato a fermarmi, ad ascoltare, a parlare. Ho imparato il valore del nome, di avere qualcuno che ti chiama per nome, che si ricorda di te, che ti viene a trovare. Ho visto che oggi come ieri la fame è brutta, come è brutto non avere un posto per dormire, essere bagnati se piove, patire il freddo.

Io e Amelia abbiamo aiutato la Comunità di Sant’Egidio ad aiutare chi ha bisogno, e continuiamo, anche se l’età avanza. In casa di Amelia c’è sempre cibo raccolto o vestiti rimessi in ordine ,e certamente lei è più brava di me a coinvolgere tanti che ci aiutano per la spesa e altro.

Sono gesti piccoli, ma cambiano la vita, sicuramente hanno cambiato la nostra, e credo anche quella di altre persone, come il ragazzo di cui Angelo Canessa ha parlato. Mi piace pensare che a Rapallo c’è oggi qualche sorriso in più, e quanto vale a volte un sorriso!

Alla fine vorrei ancora dire solo una cosa: voi oggi ringraziate noi per quello che facciamo, ma credetemi se vi dico che siamo noi a ringraziare le persone che aiutiamo e la Comunità di Sant’Egidio che ci accompagna. Il Vangelo parla del centuplo che trova chiunque prova a seguire Gesù. E noi un po’ lo abbiamo trovato. Grazie.

Maria Valenti

Motivazione del premio Rapallino d’Oro 2015 conferito ad Amelia Queirolo e Maria Valenti

Riguardo la scelta dei candidati al Rapallino d’oro si potrebbe pensare che venisse fatta prendendo in considerazione solo persone di una certa notorietà o visibilità; o per la loro professione, od una loro particolare attività, un prestigioso incarico, o per meriti artistici e culturali, ma non é esattamente così.

Il criterio di valutazione adottato non trascura tali requisiti o meriti ma si basa anche su altri, che, per la loro valenza morale, condizionano la scelta.

Tale riconoscimento – è doveroso rimarcarlo – viene conferito innanzitutto a persone con almeno un genitore avente un cognome comparso nell’antico territorio di Rapallo da almeno 5 (cinque) secoli, ovunque risieda. Questa è la condizione essenziale; dopo di che, vengono i meriti e quelli tenuti sinora in maggior considerazione dalla nostra associazione, come detto prima, sono stati quelli di carattere altruistico ed umanitario. Ed anche per questa edizione  la scelta si  e  uniformata a questo tipo  di valutazione. Al giorno d’oggi, sovente chi ha qualche incarico o si prende cura degli altri, desidera metterlo in mostra,   anche se fosse di   poco conto, mentre altri che svolgono i compiti di un certo valore il più delle volte non lo vogliono far sapere.

E questo è quanto si è verificato fra la componente sociale della nostra associazione. È infatti accaduto che solo a seguito di voci intercettate, non molto tempo fa, dalla segretaria e riportate al membri del comitato esecutivo del sodalizio, siamo riusciti a conoscere lo straordinario impegno che si sono assunte da almeno quindici anni due nostre socie a favore dei più deboli.

Due socie veramente speciali, che svolgono una intensa attività di volontariato, in silenzio e nell’ombra, a favore della Comunità di Sant’egidio, sacrificando, per questo, ogni momento di tempo libero, e rinunciando ad un meritato riposo, che risulterebbe quanto mai provvidenziale, considerata la loro non più giovane età.

Due persone comuni, umili e semplici, senza alcuna visibilità (che anche ci fosse, verrebbe rifiutata), il cui impegno volontaristico verso i bisognosi ed i più deboli non fa “rumore”, ma è di grandissimo spessore e di inestimabile valore e rivela una non comune bontà d’animo, e questa è stata la motivazione che ci ha indotto a proporre, senza alcuna esitazione, queste due meravigliose persone all’assemblea per il Rapallino d’oro.

Il loro curriculum è semplice; è uguale a quello di tante persone comuni, consistente da una infinita serie di giorni, tutti uguali, di anonimo lavoro, con in più un imprecisato numero di giornate od ore “rubate” ad un probabile opportuno un priposo, il tutto per la cura e l’aiuto del prossimo e degli ultimi, che non manca di fatica per continue raccolte di indumenti ed oggetti di vario genere, lavori di lavaggio e di stiratura con spesa per consumi acqua, elettricità e gas, naturalmente a proprio carico.

E poi ancora qualche visita alla stazione ferroviaria dove staziona fisso, da alcuni anni, un giovane che non disturba mai nessuno, né chiede elemosina, ma che loro sanno bisognoso di parole di conforto e di amicizia.

E altrettanto viene fatto, in centro città, dove stazionano altri, anche loro bisognosi di gesti affettivi.

L’unico compenso di fine giornata che mitigherà la stanchezza ed allieterà i cuori di queste nostre brave socie sarà sicuramente la consapevolezza di aver fatto delle opere buone in soccorso di persone sfortunate, che, grazie proprio al loro grandi cuori potranno avere un aiuto in più per sopravvivere.