Non è una novità il fatto che quando un anziano riporta una frattura del femore è facile che intervengano complicazioni di varia natura, che rendono comunque difficoltosa la riacquisizione dell’autonomia. E’ noto, infatti, che quanto più tempestivamente la frattura viene ricomposta con un intervento chirurgico, tanto più aumentano le possibilità di un recupero funzionale dell’arto compromesso. Ma non basta.
Al prossimo congresso della Società italiana di gerontologia e geriatria (SIGG), a Milano a fine novembre, un’intera sessione sarà dedicata all’ortogeriatria, una ortopedia dedicata agli anziani. «Si tratta di creare un percorso sanitario per migliorare il recupero funzionale dei pazienti anziani con fratture, che oggi è lontano dall’essere ottimale: la maggioranza nonostante la riabilitazione non torna più a muoversi come prima – spiega Giuseppe Paolisso, presidente SIGG -. Tutto è nato dalla constatazione che quando l’ortopedico, dopo aver curato una frattura di femore, chiede anche una consulenza al geriatra, si ottengono risultati più soddisfacenti; quindi abbiamo pensato a un sistema di co-gestione del malato, fino ad arrivare a vere e proprie Unità operative di riabilitazione geriatrico-ortopedica».
Le strutture di ortogeriatria in Italia sono ancora poche, concentrate soprattutto in Emilia Romagna e Toscana, ma c’è la volontà di insediarle almeno nelle Aziende sanitarie e nei Policlinici più importanti.
Una simile gestione, attuata riorganizzando le competenze, consente risparmi nel lungo periodo: oltre ai vantaggi per il singolo paziente si riduce la necessità di ricoveri in residenze sanitarie assistite – osserva Paolisso -.
L’obiettivo sarebbe arrivare a piccoli passi fino alle Fracture Unit, team ancora più complessi per la gestione ideale delle fratture. Spiega Luigi Sinigaglia, presidente della Società italiana dell’osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro: «Le Fracture Unit sono l’approccio migliore. Qui il paziente troverebbe ortopedici, geriatri, fisiatri, clinici di malattie metaboliche dell’osso. Una frattura non è mai un evento isolato da trattare in sala operatoria: occorre indagare perché è venuta, cercare di prevenirne di nuove, riabilitare il paziente. Un percorso complesso, ma indispensabile per ridurre i costi enormi legati alle fratture nell’anziano».
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