La Legge 33/2023, dedicata alla riorganizzazione dell’assistenza agli anziani, rappresenta una straordinaria opportunità per affrontare uno dei problemi più urgenti della nostra società: la solitudine nella terza età. Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, evidenzia in questo importante intervento come la coabitazione e il cohousing intergenerazionale possano offrire non solo soluzioni pratiche, ma anche una visione rinnovata della vecchiaia.

Restituire agli anziani una dimensione familiare, comunitaria, rigenerare i contesti urbani e promuovere il dialogo intergenerazionale sono le chiavi di una trasformazione sociale che, oltre a migliorare la qualità della vita degli anziani, arricchisce l’intera società. È un invito a considerare la vecchiaia non come declino, ma come nuova opportunità di vivere con dignità e partecipazione. Riportiamo per intero il suo intevento da Avvenire del 16 gennaio 2025.

Per gli anziani è il tempo della coabitazione. Coabitazione e convivenze “familiari” per curare la solitudine degli anziani

Vincenzo Paglia su Avvenire del 16 gennaio 2025

Mentre ci avviamo all’implementazione delle prime “sperimentazioni” della Legge 33/2023 sull’assistenza agli anziani, è bene che le riflessioni si amplino per comprendere l’urgenza di una nuova cultura sul tema. Mi pare importante riflettere sul drammatico problema della solitudine, una vera e propria emergenza.

I numeri sono impressionanti: in Italia ci sono quasi 10 milioni di persone (9.858.000 per la precisione) che vivono in nuclei unipersonali. Sebbene gli anziani (over 65) rappresentino il 31% del totale, ovvero oltre 3 milioni di persone, cresce anche la rappresentanza delle persone tra i 55 e i 64 anni (oltre 2 milioni) e tra i 45 e i 54 anni (poco meno di 2 milioni). La solitudine è un fenomeno in crescita, alimentato anche dalla riduzione della natalità e dalla diminuzione delle coorti giovanili.

Secondo dati ISTAT del 2023, quasi 2 milioni di anziani over 75 si sentono soli “spesso” o “sempre”, e circa 2,8 milioni dichiarano di non avere nessuno su cui contare in caso di bisogno. Quasi 3 milioni di anziani non hanno aiuto o riferimenti. È necessario promuovere nuove forme di convivenza tra persone sole, in modo “familiare”.

La Legge 33/2023 incoraggia questi modelli, tra cui il “senior cohousing” e il cohousing intergenerazionale. L’articolo 15 della legge promuove forme di coabitazione tra anziani e giovani in condizioni svantaggiate, coinvolgendo istituzioni pubbliche, enti e associazioni. Questi modelli prevedono case, case-famiglia, gruppi-appartamento e condomini solidali, aperti ai familiari, volontari e prestatori di servizi sociosanitari.

Si tratta di superare il paradigma “anziano = solo” e di concepire la vecchiaia come un nuovo inizio, un’opportunità di vita in un ambiente comunitario e solidale. Restituire comunità agli anziani rappresenta una chiave di trasformazione sociale. La legge lega anche la coabitazione alla rigenerazione urbana, favorendo la valorizzazione di quartieri, periferie e aree interne spopolate.

I benefici delle convivenze sono molteplici: migliorano la qualità della salute, prevengono emergenze sanitarie e facilitano la gestione delle cure croniche. La telemedicina, ad esempio, risulta più efficace in contesti di convivenza. Inoltre, si creano sinergie con il volontariato e i servizi ospedalieri, rendendo la gestione sanitaria più sostenibile.

Gli articoli 17 e 18 della legge prevedono che regioni e comuni promuovano progetti di coabitazione, con priorità alla rigenerazione urbana e al riuso del patrimonio edilizio esistente. Tuttavia, la legge da sola non basta: è necessario accelerare le sperimentazioni, garantire risorse adeguate e coinvolgere il Terzo Settore e il volontariato, che già svolgono un ruolo vitale.

L’intera società ha il dovere di proteggere la vita di relazione degli anziani, trasmettendo il messaggio che non si è condannati a una solitudine amara. Vivere insieme in piccoli nuclei familiari può far rifiorire i nostri paesi e città. Le istituzioni devono accompagnare e sostenere questa riforma, poiché una vecchiaia felice rende migliore l’intera società.