Pubblichiamo l’interessante articolo di Giorgio Boatti da La Provincia Pavese di domenica 9 luglio 2023 che, a partire dai tragici fatti del rogo della RSA di Milano, riflette sul silenzioso “scarto” – come direbbe Papa Francesco – dei nostri vecchi in luoghi sempre meno simili a case e attorno ai quali crescono il business e il lucro. Eppure le alternative ci sono.
Il silenzioso esodo epocale degli anziani
di Giorgio Boatti, da La provincia Pavese (9 luglio 2023)
Esserci e tuttavia sparire. Questo è quello che sta accadendo agli anziani, in questo nostro Paese. Per chi diventa vecchio, pare destino ineluttabile, ancora prima di andarsene per sempre, lo svanire. Ovvero perdere i contatti con coloro, giovani o coetanei che siano, coi quali si è condiviso un significativo tratto di cammino. Spartito tetti e affetti. Avviato progetti e fronteggiato durezze.
Che l’isolamento sociale (e abitativo) e la progressiva solitudine di vita connoti fortemente anche Pavia, e la sua provincia, emerge del resto dai dati recenti, elaborati da un’analisi demografica sviluppata dalla Comunità di Sant’Egidio, operosamente impegnata su questi temi. Da questi numeri emerge come la metà dei 36mila nuclei famigliari che vivono nel capoluogo siano composti da una sola persona. E lo stesso trend, comunque, si sta imponendo su tutto il territorio provinciale dove i nuclei unipersonali, 89mila nel 2019, sono saliti di 4mila unità. Alcune connotazioni di Pavia (città universitaria, con un significativo turn-over di persone collocate professionalmente nella sanità e nella ricerca) sicuramente influiscono su questa tipologia di struttura demografica. Ma il dato rilevante su cui qui ci si vuole soffermare è che buona parte di queste vite al singolare riguardano anziani (ad esempio, a Pavia città, oltre la metà delle donne ultrasettantenni vivono da sole). Anziani che, appunto, a poco a poco rischiano di esserci ma di sparire. Dai legami e contatti quotidiani. Dalla vista e dalla prossimità sociale. Un tema cruciale da non rimuovere: ovviamente se vogliano vivere non in bolle (ghetti?) mono-generazionali ma dentro comunità capaci di accogliere al loro interno, in un fecondo affiancarsi di esperienze, ogni classe di età. Come è sempre stato, nella storia umana. Fino a quando non è iniziato quell’immenso e terremotante trasferimento della vecchiaia oltre la soglia delle RSA. Un esodo epocale, su cui – colpevolmente – assai poco si sta riflettendo. Quasi dando per scontato che la “sparizione” degli anziani in queste strutture residenziali sia l’unica strada possibile.
Escludendo ad esempio altre soluzioni, altri modelli di convivenze generazionali e collaborative possibili e percorribili. Così, in Italia, le RSA per anziani sono ormai a quota 4.600. Di queste oltre 700 sono localizzate in Lombardia, oltre 60mila posti letto che ne fanno una specie di disseminata cittadella della vecchiaia. Collocata accanto a ogni nostra località ma che, il più delle volte, si sottrae alla nostra attenzione. Alla nostra cura civica. Alla tutela premurosa e costante delle comunità di riferimento.
Ameno che, tragici episodi accendano un faro, quasi sempre momentaneo, di attenzione.
Come sta accadendo in seguito al recente rogo, con 6 morti e ottanta feriti, avvenuto in una RSA a Milano. Del resto il business dell’assistenza anziani (destinato a raddoppiare i posti letto, dunque a salire a quota 500.000 ospiti entro il 2035) fa gola. Così, oltre a impegnare le RSA no profit, quasi sempre articolate in cooperative (un arcipelago dalle assai dissimili connotazioni, nella qualità delle gestioni degli ospiti, nel trattamento del personale, nelle prestazioni etc), sta attirando da tempo investitori privati. Dove accanto ai tre grandi “player” italiani del settore – la Kos dei De Benedetti, la Tosinvest di Angelucci e Sereni Orizzonti della friulana famiglia Blasoni – si profilano in arrivo dall’estero giganti come Korian e Orpea.
Nel nostro piccolo, sarebbe urgente dare localmente, come stanno facendo da tempo a Pavia la Comunità di Sant’Egidio e la Spi CGIL, rinnovata attenzione e adeguata riflessione a questi temi troppo a lungo scordati. Da chi evidentemente pensa alla vecchiaia come a una zavorra penosa da rimuovere. E lascia che diventi, per qualcuno, un business lucroso.
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