Volentieri riportiamo la lettera di Bruno Cornetta, pubblicata da La Repubblica:
“Sono un anziano ottantenne e ho letto l’articolo sulle Rsa in crisi. Ho vissuto per 20 anni in una di queste strutture, dopo esserci entrato convinto (da chi viveva vicino a me) che non potevo più rimanere a casa (sono tetraplegico). So bene come è la vita lì e come sia peggiorata già prima del Covid. La mia vita si stava spegnendo e ho tentato una strada nuova. Aiutato da amici, sono andato a vivere in una “convivenza” con altri cinque anziani, dividendo le spese per l’assistenza e la gestione della casa, con l’aiuto di badanti. Siamo tutti felici di questa scelta, che ci permette di vivere secondo le nostre abitudini, i nostri gusti e tempi, e siamo orgogliosi di non spesare sullo Stato: bastano le nostre pensioni messe insieme, con le indennità, i servizi domiciliari (ora ho tre sedute settimanali di fisioterapia a casa… quando mai!) e gli aiuti degli amici. Questa è una possibile (e bella) alternativa alle Rsa”.
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