Ogni giorno, in tutta Italia, l’invecchiamento è ridotto a occasione di profitto illecito piuttosto che come priorità di impegno sociale. A Latina sette arresti per l’“Operazione Gabbia”, otto a Potenza per “Riabilitazione invisibile”, due a Bologna per “Collina degli orrori”. Solo per citare alcuni tra i casi più recenti. Questo inferno è facilmente consultabile online.
Citando la requisitoria del PM di Udine nella recentissima vicenda che ha interessato il Gruppo Sereni orizzonti SpA – 85 case di riposo in tutta Italia: «Bieco cinismo, perseguimento del profitto ad ogni costo, sacrificando il fondamentale interesse umano a una vita dignitosa…». Come ci siamo ridotti a questo? Eppure l’Italia è, da anni, un paese in costante invecchiamento. Lo sappiamo tutti. Lo sanno i vecchi, lo sanno le famiglie e lo sa lo Stato.
Ultimamente si fa un gran parlare delle telecamere nelle case di riposo, come se fosse la soluzione definitiva. Ma le telecamere non possono rilevare tutti gli abusi. Soprattutto le telecamere non sono presenti nelle strutture irregolari che, secondo più rilevazioni indipendenti, sono ormai almeno pari al numero di quelle regolari.
Alla luce di queste valutazioni – e degli ultimi dati pubblicati dai NAS e ripresi da molti media – è lecito chiedersi se davvero le case di riposo possono essere ancora una soluzione per la gestione della vecchiaia nella società. Ormai sembra essersi creato un mercato basato sempre più sulla ricerca profitto e non sul welfare, come dovrebbe essere. I maltrattamenti e gli abusi contro gli anziani sono intollerabili ma sono sempre più diffusi.
Tutti, si spera, diventeremo anziani. Vogliamo che gli anni in più che vivremo rispetto a qualche generazione fa li viviamo in queste condizioni? Vogliamo che i nostri nonni o genitori corrano il rischio di essere lasciati senza cibo e nella sporcizia? Oppure sottoposti a massicce dosi di tranquillanti non prescritti, minacciati o picchiati?
Che fare con tutti coloro che già oggi sono ospiti di qualsivoglia struttura di assistenza? Come qualcuno giustamente ha notato, gli anziani si proteggono visitandoli: «Saranno felici di vederci e vivranno meglio; forse saranno pure trattati meglio dal personale. In fondo, non sarà così terribile dedicare un pomeriggio o una parte di esso nel fare una visita, magari facendo anche un tuffo nel proprio passato!». Ancora «pur se rinchiusi in un istituto, gli anziani possono far molto e fanno tante cose se aiutati».
Accanto a iniziative efficaci e oneste per l’accoglienza e per l’aiuto domiciliare non dimentichiamo che sono in crescita il numero di convivenze tra anziani che scelgono di condividere insieme un’abitazione. Vivere insieme, per necessità e per scelta, sembra essere per tanti una soluzione alle tante questioni che ruotano intorno alla vecchiaia.
Occorre cambiare mentalità nei confronti degli anziani passando dal ricovero all’aiuto a casa. È necessario un passaggio di mentalità perché se si aiuta chi è avanti negli anni a restare a casa si vive di meglio e si vive di più con una spesa inferiore per la collettività.
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