
Sabato scorso, a Trastevere, si è conclusa l’ultima tappa di una mostra d’arte itinerante che ha visto coinvolti, alcuni quartieri di Roma fra cui: Ostia, Garbatella, Tor Bella Monaca, Serpentara, Primavalle. Una mostra molto particolare in quanto le opere e le istallazioni esposte sono state realizzate interamente da persone disabili.
Ma questa non è la sola particolarità; infatti la mostra, realizzata dagli Amici dei Laboratori d’Arte sperimentale della Comunità di Sant’Egidio, aveva come tema un argomento piuttosto scomodo come il ruolo degli anziani nella nostra società. Un argomento che ha sollevato, a più riprese, molte discussioni. Infatti, se da un lato la società moderna, grazie all’evoluzione della medicina e dei servizi alla persona, ha prolungato di molto la nostra vita media, dall’altro ha svalutato la vita degli anziani relegandoli a un ruolo marginale arrivando a considerarli un peso.

Per questa la mostra, che ha avuto per titolo “La forza degli anni”, ha avuto una grande forza evocativa:i tanti autori disabili, considerati anche loro spesso come un peso per la società produttiva, con le loro opere hanno comunicato una diversa visione dell’anziano, visto non più come un problema ma come preziosa risorsa. Gli artisti, dei vari quartieri, hanno ragionato e affrontato vari temi riconducibili a quella che viene definita la “terza età”, un percorso che è durato due anni e lungo i quali ci si è interrogati, sul valore storico e sociale dell’anziano, ma anche su come affrontare gli ultimi anni della propria vita nella dignità di una casa e non in istituto. Da questo percorso sono nate opere che hanno parlato dell’importanza della memoria storica che gli anziani trasmettono, soprattutto in un periodo in cui si rischia di dimenticare le atrocità compiute dal nazi-fascismo. Oppure opere che hanno spiegato come affrontare meglio le ristrettezze dovute a una pensione non adeguata, magari attraverso delle convivenze fra anziani. Insomma un cammino molto profondo che ha permesso a tanti di riflettere sia sul ruolo dell’anziano che anche di quello del disabile, sulvalore della fragilità.
Fra le molte opere premiate, due in particolare hanno messo in risalto il problema della istituzionalizzazione e della memoria storica degli anziani.
La prima opera, dal titolo “I capelli di Filomena” è un quadro che racconta la storia di Filomena, un anziana che viveva a Trastevere negli anno 80 e che aveva dei capelli bellissimi, di cui lei andava orgogliosa. Un giorno però i suoi figli, che avevano pensato che non potesse più vivere a casa, la portarono in un istituto dove per motivi di comodità e igiene gli tagliarono tutti i capelli. Senza più i suoi bellissimi capelli e lontana dal suo mondo, Filomena si lasciò andare e nel giro di poche settimane morì sola in istituto.
La seconda opera è un’istallazione interattiva dal titolo “La Scatola dei Ricordi”. In una valigia, anni ’30, sono racchiusi tutti i ricordi di un epoca sotto forma di foto storiche. Ma la particolarità di quest’opera non sta solo nella bellezza delle foto in bianco e nero, ma dal fatto che su ogni foto è stampato anche un codice QR, che se scansionato dal proprio smartphone fa partire un’intervista a un anziano che racconta della sua vita. Quest’opera ha fatto riscoprire a tante persone il valore storico degli anziani e l’importanza della loro memoria.
Due opere molto significative che racchiudono in loro tutta la bellezza di questa mostra che si è appena conclusa.
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La Comunità di Sant'Egidio e gli anziani

La Comunità di Sant’Egidio, dai primi anni '70, guarda con amicizia e simpatia al mondo degli anziani. Sono numerose le iniziative di servizio, di proposta culturale, di sostegno, di contrasto alla solitudine e all'istituzionalizzazione, di valorizzazione degli anziani come risorse per la nostra società, che ha promosso e realizzato in Italia e nel mondo
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Mentre lo specchio riflette il mio viso di anziano , nell’ animo mio sono rimasto pure e soprattutto un ragazzino . Quel ragazzino e poi adolescente che si ricorda tale: uno degli abitanti nativi della borgata romana Tiburtino Terzo.
Sono nato al secondo lotto di Tiburtino Terzo ,durante la guerra. Non posso ricordare la guerra ma per la narrazione di essa , da parte dei miei genitori ,ho saputo : della sua tragedia, della sua violenza e della fame. Ma pure della Resistenza alla quale mio padre aderì Come partigiano comunista . Ragion per cui i miei ricordi risalgono al dopo guerra. Tiburtino Terzo era una borgata di povera gente e piccole case ad un piano realizzate nel periodo fascista, di quel piccolo ondo ho ricordi di amicizie e inimicizie e di amori e disamori, tale è la vita. Non ho mai conosciuto Pier Paolo Pasolini ma lui della ” gente delle borgate” scrisse e filmò. Non senza delle approssimazioni. Noi fummo noi stessi e stesse , siamo stati pure ben altro.
Fummo noi stessi e stesse in un contesto di guerra e di dopoguerra, e la natura tutta attorno la borgata , che era e salvifica . Adesso non esiste più ,l’ hanno tutta distrutta ed il suolo : . Sciatta, claustrofobia speculazione edilizia e disinteresse capitolina. . Adesso tutta la IV Circoscrizione e la V Circostrizione e finanche fino a Tor Bella Monaca ( ma pure
Laurentino 38, E via dicendo è solo un ammasso di brutti palazzi accorpati e altro tipo di degrado sociale ed ambientale. Non esistiamo più , siamo morti e seppelliti sotto le colate di cemento palazzOnaro.
I nuovi despoti sopravvenuti , La speculazione edilizia ed il nuovo ” fascismo” dei nuovi padroni,i nuovi tiranni,despoti : la borghesia hanno continuato a farci il male che il fascismo e la guerra ancora non ci aveva i fatto.pur nei loro orrori.
La borghesia classista e conservatrice ai vertici dello Stato.
Malvagia, classista sulla povera gente. La borgata Tiburtino Terzo com’ era prima non esiste più e noi esistiamo più, ci decimarono, distrussero,psicologicamente e culturalmente sterminarono: per imporre quest’ altro tipo di abominio , il nuovo ordine.
( Continua )
Di Vladimiro Rinaldi