“L’ultima settimana di settembre” è il titolo del libro appena uscito di Lorenzo Licalzi. L’autore torna sul tema della vecchiaia, già affrontato nel suo bel romanzo “Cosa ti aspetti da me?”, storia di un’amicizia inaspettata nata tra le mura di un istituto, dove il protagonista, ormai malato, si trova mal volentieri a vivere. Invece ne “L’ultima settimana di settembre” il protagonista è lo scrittore Pietro Rinaldi: un anziano ricco e in buone condizioni di salute. Pietro Rinaldi è un pessimo carattere, scorbutico e lamentoso, che da quando è rimasto vedovo si è chiuso in se stesso. Il romanzo comincia con una lunga lettera scritta da Pietro ai suoi famigliari, in cui spiega le ragioni che lo spingono al suicidio. Una lettera densa di ripicche e recriminazioni. Ma mentre Pietro medita sul suo proposito di suicidarsi si trova inaspettatamente ad affrontare il dramma della morte improvvisa della figlia e del genero in un incidente stradale. Come spesso avviene i drammi reali cancellano o almeno ridimensionano il proprio vittimismo. Nel mondo chiuso di Pietro irrompe Diego, il nipote quindicenne di cui ora deve prendersi cura. Lui ha l’entusiasmo degli adolescenti e sa trovare il modo di zittire i malumori del nonno. I due partono con una cìtroen decapottabile per un viaggio che li condurrà da Genova a Roma per incontrare lo zio paterno di Luca. Questo viaggio, con molte tappe intermedie, deviazioni e incontri con vecchi amici diviene una vera e propria avventura on the road. “L’ultima settimana di settembre” è il racconto del viaggio di un nonno e un nipote alla ricerca di se stessi e di un modo di convivere con il dolore. L’affetto del nipote smussa un po’ alla volta il carattere spigoloso del nonno. Pietro, che ormai ha archiviato l’idea del suicidio, ripensa ad una frase letta tanti anni prima su un muro di Ostia “Da soli si muore” e capisce che accogliere Diego nella sua vita è l’opportunità di un nuovo inizio. Così il nonno e il nipote si ritrovano a formare una nuova famiglia ……
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