I dati appena pubblicati dalla Ong HelpAge International relativi all’AgeWatch Index ci spingono a riflettere sulla condizione in cui vivono gli anziani in Italia. L’ AgeWatch Index attraverso la comparazione di indici relativi al reddito, alla salute, all’occupazione e all’istruzione fotografa la qualità della vita della popolazione anziana di un paese. Alcuni dati non sorprendono. Come si può facilmente immaginare gli anziani vivono molto bene in Svizzera e molto male in Africa.
Quello che sorprende è che l’Italia in questa classifica mondiale si colloca piuttosto male aggiudicandosi solo il 37° posto. Non solo gli anziani vivono meglio in Francia e Spagna piuttosto che in Italia, ma anche paesi come la Colombia, il Messico ed il Brasile sembrano garantire maggiori tutele ai propri anziani. Unica eccezione in cui l’Italia mostra di trovarsi in una posizione competitiva con le altre economie avanzate è la tutela della salute garantita dal nostro sistema di Welfare.
Eppure il rapporto pubblicato dall’ Ong HelpAge International ci dice anche che il Belpaese sarà con Giappone, Corea del Sud, Grecia, Portogallo e Spagna nel club delle nazioni con la più alta incidenza di popolazione over60: nel 2050 il rapporto supererà il 40%. Sarebbe giusto quindi attrezzarsi in maniera adeguata. Certo il problema sarà globale: il rapporto dice che dall’attuale 12,3% della popolazione globale, la fetta di over60 arriverà a pesare per il 21,5% (oltre 2 miliardi di persone) nel 2050. Ma sicuramente l’Italia per la sua particolare composizione demografica è in una situazione di maggiore rischio.
Cosa fare? Sicuramente come suggeriscono molti demografi si deve porre un correttivo agli sbilanciamenti demografici attraverso l’incoraggiamento dei flussi migratori. Le centinaia di migliaia di uomini e donne, giovani, fra i 20 e i 40 anni, spesso con figli al seguito, che cercano di raggiungere l’Europa rappresentano quella “giovinezza” di cui oggi l’Italia ha bisogno. Il nostro sistema pensionistico infatti non ha nessuna possibilità di rimanere in piedi se non si aumenta il numero dei contribuenti. Negli ultimi anni nel nostro paese, per esempio, sono stati indispensabili i contributi versati proprio dagli immigrati.
E’ inoltre importante creare un sistema di Welfare che garantisca migliori condizioni di vita a chi è avanti negli anni. Prevenire l’isolamento sociale dell’anziano attraverso la costruzione di reti di aiuto intorno alle persone fragili, così come da anni fa il programma “Viva gli anziani” della Comunità di Sant’Egidio è un modo di migliorare le condizioni di benessere di una fascia sempre più consistente della popolazione. Si dovrebbero infatti concepire analoghe forme di interventi leggeri, a basso costo, ma potenzialmente capaci di offrire grandi opportunità di risparmio e di riallocazione dei fondi dedicati all’assistenza. L’incremento dei servizi personalizzati e domiciliari può migliorare considerevolmente la vita degli anziani.
Se, come giustamente ha affermato Bauman, “la qualità umana della società dovrebbe misurarsi sulla qualità della vita dei suoi soggetti più deboli” , allora questo tipo di riforme per migliorare la vita degli anziani si fanno sempre più urgenti.
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