Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo di Myriam Magno della Comunità di Sant’Egidio di Catania, che ci descrive le relazioni di amicizia strettissime, che si sono costruite in questi anni fra i giovani immigrati ( meglio detti nuovi Europei, secondo la definizione coniata dal prof. Marco Impagliazzo , presidente della Comunità di Sant’Egidio) e gli anziani, che questi visitano nelle case e negli istituti della loro città: si tratta di qualcosa di più profondo di una semplice amicizia. Myriam parla di “unione”, come a voler sottolineare un legame forte e stabile, che non a caso viene definito “una grande rivoluzione”. Parole impegnative che ci sentiamo di condividere. Auguri allora a Myriam ed ai suoi amici, anziani e giovani “nuovi europei”!!
In un mondo dove si discute sempre più sull’accoglienza e dove gli anziani vengono dimenticati, l’incontro tra i nuovi Europei ed i nostri amici anziani, è stato un gesto di grande rivoluzione.
La loro unione ne è il simbolo. Unione che rappresenta il rifiuto della cultura dell’indifferenza e che ha dato vita ad una nuova, gratuita e rigogliosa amicizia.
Anziani e nuovi europei si sono incontrati anche nell’intimità della preghiera. La preghiera del cuore, dell’amore e della pace. Si è pregato insieme a loro affinchè la speranza possa ricostruirsi nel cuore di chi l’ha perduta, affinché la guerra, madre di tutte le povertà, abbia una fine.
Ed abbiamo compreso che l’anziano, per i nostri nuovi europei, è fonte di ricchezza; una sorgente di saggezza e maternità. “Ciao mamma” -così saluta Elias (nuovo giovane europeo) una cara anziana- “vengo a trovarti presto”. Elias ha adesso una mamma, un volto materno cui rivolgere uno sguardo tenero e presente, una mano calda da poggiare sul suo viso ogni qualvolta ne ha di bisogno.
Inoltre, assistere ad episodi sinceri e divertenti, come quello di un’anziana che tocca i capelli crespi, porosi e riccioluti di un ragazzo africano, riempie gli occhi di luminosità e piacevolezza.
Scambiarsi ed insegnarsi, reciprocamente, termini e vocaboli tipici del dialetto delle proprie località è diventato un gioco al quale non si può rinunciare. Gli anziani hanno davvero ricevuto un aiuto. Un aiuto nel non rifugiarsi più nostalgicamente nel loro passato, nell’incoraggiarsi ad accettare e conoscere il presente, la realtà dei nuovi europei, degli sbarchi, dell’accoglienza, della Comunità di Sant’Egidio. Hanno acquisito una convinzione tale da credere di poter esercitare ancora delle responsabilità e stanno recuperando, culturalmente, il significato importante che riveste la loro presenza nella nostra società, a prescindere dalla loro età.
Coinvolgere i nuovi giovani Europei alle condizioni di precarietà esistenziale in cui l’anziano sembra partecipare è ciò che occorre per porre fine alla loro rassegnazione, alla loro debolezza psico-fisica ed al grande e doloroso vuoto che hanno lasciato i loro cari.
Nuovi Europei ed Anziani, quindi, verso un cammino di vita condiviso, dove l’anziano non viene più dimenticato ed il Nuovo Europeo sempre accolto. Anziani come protagonisti e membri attivi della società, parte integrante del nostro presente e del nostro futuro.
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