Il 21 settembre è la giornata mondiale dedicata alla malattia di Alzheimer. Esistono molti modi di affrontare questa realtà, che rappresenta un fenomeno in crescita, a cui si tenta di dare risposte in termini di trattamento sanitario, di organizzazione dei servizi e tanto altro.Oggi vogliamo iniziare la nostra riflessione sul tema, con un invito a leggere un bellissimo romanzo, scritto da una giovane autrice, che descrive in maniera ironica, lucida, a volte drammatica, l’esordio di questa malattia nella protagonista di un intricato intreccio fra presente e passato, dove la memoria affettiva gioca un ruolo importante, quasi a suggerirci una chiave di lettura per dare un senso ad una realtà esistenziale, ritenuta spesso inaccettabile. Allora è più insopportabile perdere la memoria o conservare il ricordo del non detto, non risolto della propria vita?
“Elisabeth è scomparsa” è qualcosa che Maud non vuole dimenticare: per questo scrive e dissemina per la casa “pizzini” con questo messaggio, che poi si ritrova nelle tasche, sul frigo, vicino al telefono, non ricordando più perché l’aveva scritto. Maud combatte con i primi segni di una confusione mentale galoppante, che però, come sempre accade, non tocca i sentimenti più profondi, come l’amicizia per la sua amica Elisabeth, a cui forse è successo qualcosa di grave. E come tutti in confusi non è presa sul serio in questa sua preoccupazione. Eppure insiste in questa sua ricerca, che la porterà indietro di cinquant’anni, nell’Inghilterra del dopo guerra, alla sua infanzia e a un mistero irrisolto che aleggia sulla sua famiglia: la scomparsa della sorella maggiore Sukey, svanita in circostanze misteriose circa settant’anni prima. Questa la trama del romanzo di Emma Healey, scrittrice londinese esordiente , che sta suscitando molta attenzione fra gli editori, tradotto e distribuito in più di venti paesi.L’autrice tratteggia con grazia i personaggi attorno a cui si svolge la vicenda: la figlia di Maud, Helen, una donna sulla cinquantina che non si rassegna a scaricare la madre in una casa di riposo, nonostante sia messa a dura prova dalle sue stranezze . Anche Frank e Douglas, i principali sospettati per la scomparsa di Sukey, possiedono spessore e complessità sufficienti a tenere in sospeso il lettore sulle loro vere o probabili motivazioni, fino all’ultima riga. Fra tutti emerge uno splendido ritratto di vecchia indomita e insieme fragilissima, alle prese con la sua memoria e con le strategie per non perderla. L’autrice descrive con dolcezza e anche con ironia le umiliazioni di questo suo percorso, ma anche le sue vittorie.
Come scrive Sthephen Amindon
“È comunque Maud a uscire dalla pagina nel modo più pieno. Con lei Emma Healey ha costruito l’affascinante ritratto di un’anziana ribelle. Maud è una donna che rivela una grande debolezza ma un’ancora più grande forza. Difficile e sfiancante come solo lei sa essere, alla fine è eroica nella sua determinazione a restare aggrappata alla lucidità il tempo necessario per portare a termine i suoi doveri nei confronti dei vivi e dei morti.”
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