A conclusioni di questi giorni di dibattito sul tema dell’Alzheimer, vorremmo riassumere alcune priorità di intervento nella cura e nel sostegno delle persone affette da sindrome di Alzheimer, raccolte nella consultazione di professionisti ed esperti del campo, che sostengono le iniziative della Comunità di Sant’Egidio, a cui va un ringraziamento particolare.
Punti cardine per un piano di azione in favore delle persone affette da Demenza:
1) Prevenzione del rischio
In assenza di una cura che debelli la malattia o almeno ne arresti in modo significativo il progredire, la prevenzione, resta l’unico strumento operativo veramente efficace e quindi da adottare su larga scala. E’ ben noto infatti che i fattori quali le malattie cardiovascolari, il diabete, l’inattività fisica e psichica possono accelerare la comparsa dei sintomi della demenza. Diviene pertanto fondamentale favorire gli stili di vita salutari, ad iniziare dalla promozione dell’attività fisica, e dei momenti di socializzazione, garantendone l’accessibilità a tutti soprattutto alle fasce di popolazione più svantaggiate. Tale pratica è stato dimostrato essere anche molto utile a rallentare la progressione della malattia anche quando questa è in fase già conclamata.
2) Semplificare l’accesso ai servizi diagnostici di cura e assistenziali con la garanzia di attivare specifici percorsi diagnostico terapeutico assistenziali, assicurandone la gratuita per le fasce di popolazione più svantaggiate.
3) richiedere una specifica formazione dei medici di medicina generale tesa alla attivazione della prevenzione e della identificazione precoce dei disturbi cognitivi per inserire prontamente le persone nei corretti percorsi diagnostico terapeutico assistenziali.
4) Assicurare una formazione specifica per gli assistenti familiari/badanti,
5) sostenere le famiglie fornendo sia aiuti formativi/informativi ma soprattutto assicurando il sostegno di referenti istituzionali (case manager) che supportino i familiari , soprattutto se care giver o conviventi, nella gestione di tutte le problematiche occorrenti dalle più piccole alle più impegnative. Ad esempio assicurare facilitazioni per il superamento delle barriere architettoniche e garanzia di servizi per la mobilità e il trasporto dei propri familiari malati
6) Favorire la permanenza al proprio domicilio, attraverso il potenziamento dell’assistenza domiciliare, sostegno economico per assumere assistenti familiari qualificati, attivazione di centri diurni, momenti di socializzazione anche per le famiglie, garanzia di “posti letto di sollievo” in strutture protette per far fronte a momenti di temporanea fragilità della rete assistenziale familiare.
7) Prevedere forme di domiciliarità protetta, qualora non fosse più sostenibile la permanenza a domicilio , con la cura che ambienti di vita mantengano la caratteristica di una casa, che siano “protesici “ (secondo il metodo “Gentle Care” di Moira Jones), e che siano il più possibile strutture prossime ai luoghi di residenza originaria al fine di mantenere vivi i legami sociali preesistenti.
8) Garantire l’accesso ai servizi sanitari e assistenziali senza discriminazioni (in particolare ricoveri ospedalieri in caso di problematiche acute, gestione dei disturbi comportamentali acuti, prescrizione di ausili e protesi, accesso ai servizi di riabilitazione, ecc.)
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