Jennet durante il pranzo di Natale |
Dall’Africa riceviamo la storia di una donna anziana, Jennet, che viveva nel quartiere di Machinjiri, nella periferia di Blantyre, in Malawi. Ce la raccontano i suoi amici del movimento “I dream” nato intorno al Programma DREAM della Comunità di Sant’Egidio, che da alcuni anni hanno scelto di prendersi cura degli anziani, troppo spesso soli ed emarginati.
“Jennet non ricordava la sua età, né la sua data di nascita, ma ricordava bene che aveva 13 anni quando ci fu una terribile carestia in Malawi. Una data indimenticabile, era il 1949”. Sono tanti settantasette anni, in un paese dove l’aspettativa di vita alla nascita è di soli 52 (In Italia quasi 82).
Jennet raccontava che erano sei in famiglia: quattro maschi e due femmine. Non aveva potuto studiare perché la scuola più vicina distava più di 16 chilometri. Troppo pericoloso, troppo lontano, spiegava, con rimpianto. Era cresciuta in una famiglia cristiana presbiteriana. Aveva poi avuto tre figli, il primo figlio nato nel 1955 e l’ultimo nel 1963. Aveva poi visto morire suo marito dopo una lunga malattia e anche un figlio…
“Abbiamo imparato molto da lei – raccontano i suoi amici di “I dream” – perché ci ha spiegato bene come era la vita durante il dominio coloniale , la Federazione della Rhodesia e Nyasaland (Zimbabwe , Zambia e Malawi) senza dimenticare il tempo in cui i governatori britannici dichiararono lo stato di emergenza nel 1959 per il Nyasaland”. Il futuro Malawi cercava l’indipendenza e il dott. Hastings Kamuzu Banda, tornato in patria e divenuto leader del Malawi Congress Party, fu recluso per la sua attività politica. Il Malawi aveva una popolazione di meno di 4 milioni di abitanti senza una chiara visione del futuro. Ma la situazione non migliorò con l’indipendenza conquistata nel 1964, con Banda divenuto presidente ed il partito unico come raccontava Jennet: “Aumentarono le violazioni dei diritti umani, gli arresti politici senza processo, le morti violente”. Furono momenti molto difficili e Jennet ricordava con orrore quando le sue amiche partorivano per strada, solo perché non avevano la tessera del partito . “Tinali ngati zinyalala makamaka amayife” ripeteva in Chichewa “Noi eravamo come spazzatura, soprattutto le donne”.
Speranza di vita alla nascita |
Come qualsiasi altra persona, Jennet non desiderava vivere nella miseria e morire povera. Nella sua vita ha lavorato duramente e vissuto con dignità. Ma verso i 60 anni ha cominciato a fare esperienza dei pregiudizi sulla vecchiaia, dei giudizi sommari, delle credenze e superstizioni che erano molto forti nella piccola società del suo villaggio. “Jennet ricordava bene tutte le volte che era stata chiamata a difendersi davanti al capo del villaggio, perché sospettata di essere una strega. Se pure Jennet aveva cercato di convincere i denuncianti, era come se avesse ormai addosso un’ombra nera, un’etichetta che la isolava sempre di più e la spingeva verso la miseria. Insieme ad una dura povertà, Jennet cominciò a vivere insieme alle minacce da parte dei vicini e anche di coloro che appartenevano alla sua stessa chiesa. La vita era diventata così priva di significato che alcuni giorni non riusciva a credere che fosse ancora viva. Anche i bambini la canzonavano quando le passavano davanti e nessuno l’aiutava più per prendere l’acqua dal pozzo. Per questo aveva cominciato ad andare al fiume e a bere l’acqua insicura del fiume”.
Alcuni persone benestanti iniziarono a chiederle di vendergli il suo terreno o cercavano in altro modo di mettere le mani sulla terra di sua proprietà. Le intimidazioni spesso la facevano vivere reclusa in casa: “Quando poi vi era scarsità di pioggia, un gruppo di persone andavano a casa sua e l’obbligava con minacce a rimanere all’interno della casa consentendole di uscire solo se fossero giunti segni di pioggia. Erano convinti che le piogge fossero regolate dalla stregoneria”.
Ma nell’anno 2009 accadde qualcosa che non poté più dimenticare. Non credette alle sue orecchie quando sentì bussare amichevolmente alla sua porta. Non voleva aprire, temendo si trattasse di una trappola. Poi raccolto tutto il suo coraggio, dopo aver sentito che la chiamavano per nome, aprì la porta e rimase subito stupita che un gruppo di persone aveva già iniziato a pulire il piccolo terreno davanti alla sua casa. Un primo gesto di amicizia. Poi le spiegazioni e le prime presentazioni: “Jennet ci ha chiesto quasi incredula che ripetessimo chi eravamo e perché eravamo venuti da lei e noi lo abbiamo fatto. Gli abbiamo spiegato che eravamo del movimento “I dream” della Comunità di Sant’Egidio, della nostra scelta di essere amici degli anziani. Lei ci ha sorriso e ci ha detto commossa: «grazie per avermi fatto rivivere la gioia!». Ci ha chiesto anche di raggiungere altri anziani della sua età che lei non riusciva ad andare a trovare”.
“Questa giornata è rimasta impressa in lei e in noi come una nuova nascita, come l’inizio di una nuova vita, in una nuova famiglia”. Una data che Jennet e i suoi nuovi amici non hanno più dimenticato. Un’amicizia che è stata più forte dei pregiudizi e che ha portato come un’aria nuova nel villaggio: “Siamo tornati spesso a trovarla, talvolta invitandola a pregare con noi o a venire al pranzo di Natale insieme con altri anziani. Quando nel villaggio hanno visto la forza della nostra amicizia, le minacce si sono fermate e alcuni, che prima restavano lontani, sono diventati amici. Jennet ha iniziato a vivere una vita diversa, amata e protetta. Non perché avessimo regali o beni materiali da darle, ma la nostra passione e il nostro vivere nello spirito della Comunità di Sant’Egidio ha permesso che si realizzasse la speranza più bella. Abbiamo pensato di raccontare la sua storia, ora che da poco tempo Jennet ci ha lasciati e riposa in pace, perché la sua storia e la sua gioia ritrovata, possano essere un segno di speranza per tante altri, come lo è stato per lei e per noi”.
E anche noi siamo contenti di pubblicare questa storia, che ci fa sperare che i pregiudizi e l’emarginazione degli anziani, tanto presenti anche nel nostro Nord ricco del mondo se pure in forme diverse, ma non meno gravi, possano essere vinti e la gioia possa essere ritrovata.
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