2 mesi e 20 giorni è la condanna inflitta ad una donna di 80 anni per un furto, avvenuto in una Coop di Genova nel 2013, il cui bottino era: un pezzo di carne, due scatole di biscotti, una bottiglietta di liquore. Pensionata dopo una vita a lavorare come segretaria d’azienda, dichiara: “A stento riesco a comprare il pane, le poche lire di pensione non bastano, i soldi per la carne e i biscotti non li avevo”.
Milano, 2012, signora di 76 anni ruba un pacchetto di caramelle (0,78 euro). Il direttore del supermercato la vuole denunciare, i poliziotti pagano il conto della signora.
Le cronache locali segnalano come, nelle grandi città, i casi di piccoli furti scoperti siano ormai 2-3 al giorno, tutti o quasi di piccola entità (20-30 euro). Un rapporto elaborato dalla Coldiretti registra un aumento dei furti nei supermercati di quasi l’8%. Ma in città come Genova il dato sale al 20%.
Fin qui la notizia pubblicata dal Corriere della Sera il 17/6.
S’impone quindi una breve riflessione per provare a capire cosa sta succedendo e perché un numero sempre maggiore di anziani è costretto alla doppia umiliazione di rubare per mangiare ed essere scoperti con le “mani nel sacco”, bollati così come “ladri” dopo una vita onesta e laboriosa.
Qualche dato può aiutarci a capire l’ampiezza e la tristezza di questo fenomeno. Anzitutto rimandiamo alla consultazione dello splendido saggio “La povertà degli anziani”, curato da Patrizia Minciacchi per la Comunità di Sant’Egidio, nel volume “La Forza degli Anni”, ed. Francesco Mondatori, 2013. Si tratta di uno studio accurato che ci offre una prospettiva globale del fenomeno della povertà che affligge gli anziani negli ultimi anni, arricchito da numerose storie di vecchi, utili per dare volto e storia alle statistiche asettiche che spesso scivolano via dalla nostra attenzione.
Non è difficile poi trovare dati e indici che segnalano come le spese degli anziani per l’alimentazione, l’abbigliamento e le cure sanitarie siano in picchiata (ISTAT). Si mangia di meno, e ci si cura di meno.
Sull’alimentazione è interessante uno studio del CNR di Padova, 2011, che registra come nella dieta degli over 65 siano sparite 400 calorie. Si mangia di meno, e ci si nutre anche peggio. Il rischio della malnutrizione è ormai una realtà, che aumenta del 25% in caso di ricovero in ospedale!
L’Auser poi denuncia come il potere di acquisto delle pensioni sia calato del 30% negli ultimi anni, e l’INPS segnala che tra le pensioni di vecchiaia più della metà non arriva ai 500 euro mensili. Non è poi di scarso valore un dato che l’ISTAT evidenzia sulla differenza di genere dei trattamenti pensionistici: le pensioni delle donne, a livello nazionale, sono mediamente inferiori di 600 euro a quelle degli uomini.
Ancora, il sito Immobiliare.it registra un aumento delle vendite di appartamenti in nuda proprietà (+ 13%), in cui risiedono quasi sempre persone anziane.
Sono dati e informazioni presi a caso, ma utili a disegnare una realtà che spesso ha i tratti drammatici di un impoverimento pesante da sopportare, tutto sulle spalle dei nostri vecchi. Le considerazioni e le implicazioni di questo fenomeno sono tantissime, dall’idea di quale società vogliamo per il nostro futuro prossimo, all’ingiustizia enorme di colpevolizzare chi ha reso l’Italia un grande paese, alla contraddizione stridente di anziani sempre più poveri ma sempre più elemento di equilibrio in famiglie in difficoltà o del tutto sfasciate, alla pietà che non è più di casa nelle nostre società, all’incomprensione della vita reale di un certo modo di fare politica… ma davvero si potrebbe, e si dovrebbe, continuare a lungo.
Ma i nostri vecchi non meritano forse una vita più degna? E la nostra vecchiaia, e quella dei nostri figli, come sarà?
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