Il 28 settembre, di prima mattina, il campo attrezzato di Tor de’ Cenci (realizzato dal Comune) è stato sgomberato dalle forze dell’ordine. I container sono stati rasi al suolo mentre i nomadi assistevano increduli al lavoro delle ruspe. Quasi 200 persone fra cui una larga maggioranza di donne e bambini, sono di portati in un capannone della ex Fiera di Roma, in una sistemazione del tutto inappropriata. Tra loro molti neonati di pochi giorni insieme alle loro giovani madri ancora convalescenti per il parto. Non mancano diversi anziani profughi del recente conflitto bosniaco di 20 anni fa.
Gli anziani della Comunità di Sant’Egidio di Tor de Cenci, insieme alle Suore Dorotee e a tanti altri anziani del quartiere, hanno immediatamente iniziato a raccogliere indumenti e giocattoli, che hanno consegnato personalmente ai rom sgomberati. Oltre che per gli aiuti ricevuti, i nomadi hanno ringraziato per il significato di questo gesto, espressione di vicinanza profonda e di simpatia nel dolore. Norma, un’ anziana di 75 anni di Spinaceto ha dichiarato: “è un’indecenza quello che hanno fatto, quando il Ministro Andrea Riccardi è andato a visitare il campo, anche io, con altre amiche anziane, siamo volute andare per capire meglio che succedeva: siamo state accolte da una famiglia di rom, e per rispetto alla nostra età ci hanno fatto sedere davanti alla loro casa e ci hanno offerto dell’acqua fresca da bere visto il caldo che faceva.
Avevano una casa, dei mobili ed ora non hanno più nulla! Come è stato possibile che non gli hanno dato neanche il tempo di prendere le loro cose? E’ una vergogna!”. Pierina di 86 anni ha aggiunto:
“La scuola elementare mi ha invitato a parlare con i bambini per raccontare loro com’era la nostra infanzia. I bambini mi hanno fatto tante domande sui giochi che facevamo, come erano le nostre case e com’è stata la guerra. Siamo stati insieme più di un’ora e la cosa che più mi ha colpito è che tra questi bambini c’erano alcuni rom. Erano tutti molto carini e non c’era alcuna differenza tra di loro. Questi bambini li ho poi incontrati quando sono stata al campo ad accogliere insieme a loro il ministro Riccardi ed il Cardinale Vallini. Questi piccoli mi sono venuti incontro e mi hanno salutato ricordandosi che ci eravamo visti a scuola. Il loro allontanamento dal campo e dal quartiere, avvenuto peraltro in un modo così violento, li ha sicuramente traumatizzati e soprattutto li ha allontanati dalla scuola, dai loro maestri, dai compagni. E’ una vergogna, deve essere fatta giustizia per quello che hanno subito e che stanno subendo!”
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La Comunità di Sant'Egidio e gli anziani
La Comunità di Sant’Egidio, dai primi anni '70, guarda con amicizia e simpatia al mondo degli anziani. Sono numerose le iniziative di servizio, di proposta culturale, di sostegno, di contrasto alla solitudine e all'istituzionalizzazione, di valorizzazione degli anziani come risorse per la nostra società, che ha promosso e realizzato in Italia e nel mondo
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Abbiamo ricevuto per email la seguente lettera indirizzata al sindaco di Roma, in risposta ad una comunicazione inviata ai residenti del Municipio coinvolto, il XII. Lo scrivente è un professore in pensione residente nella zona di Tor De’ Cenci – Spinaceto, a due passi da dove è avvenuto il recente sgombero dei ROM da parte del Comune di Roma.
Caro Sindaco,
mi permetta di distoglierla dai suoi molti impegni, ma la lettera sulla Chiusura del Campo Nomadi di Tor de’ Cenci , che ho ricevuto alla fine di settembre, mi ha un poco sconcertato e devo confessare anche rattristato .
Sono un anziano professore di 84 anni che è passato attraverso tante vicende, la guerra, la ricostruzione, storie anche dolorose del nostro Paese e voglio esporle solo qualche mia breve considerazione.
Quando lei è stato eletto Sindaco credevo che, da buon cristiano, quale lei si è sempre dimostrato, avrebbe finalmente affrontato la questione degli zingari con fermezza ma anche con umanità.
Devo purtroppo notare che così non è avvenuto e mi riferisco, in particolare proprio all’episodio dello sgombero del campo di Tor de’ Cenci.
Sono rimasto particolarmente colpito da una foto che mostra tre ragazzini piccolissimi accanto ad un vigile comunale: guardano stupiti la ruspa che abbatte quella che deve essere stata la loro casa. Il più grande addita un oggetto alle due sorelline, forse un giocattolo o qualcosa che doveva avere valore per loro.
Mi sono chiesto: come potranno crescere questi bambini dopo questa esperienza? Con quali sentimenti? Ma soprattutto quale insegnamento e quale ricordo può rimanergli ?
Mentre me lo chiedevo è venuta a trovarmi mia nipote, che stava in classe con una ragazzina del campo e mi ha raccontato: “sai nonno è successo una cosa tremenda, la polizia ha distrutto la casa della mia compagna. Lei è venuta il giorno dopo a scuola e ci ha salutato tutti. Mi ha detto: – non posso più tornare a scuola con voi, non ho più i quaderni, i libri, neanche la roulotte hanno buttato giù tutto-“.
Poi mi ha chiesto: ”nonno, perché hanno fatto questo?”
I bambini fanno spesso delle domande dirette alle quali noi nonni dobbiamo rispondere, ma le assicuro che non è stato facile.
Lei Sindaco ha detto che quel campo era allo sbando, che non si poteva fare altro. Da quando io sono venuto a Spinaceto, le posso dire che la convivenza fra rom e non rom si è basata su sani equilibri di integrazione. Nel quartiere è stato fatto tanto, la cosa più importante è che non siamo stati lasciati soli e i nostri bambini sono cresciuti conoscendo anche realtà diverse, sicuramente più sfortunate ma da non ghettizzare, abbiamo dato loro un futuro, quello stesso futuro che ora a me sembra venga inspiegabilmente negato ad altri bambini.
La ringrazio per l’attenzione e le invio cordiali saluti.
Roma, 15 ottobre 2012 Prof. Mario Spinelli